Il verbo: un’introduzione

Il sistema verbale del greco è costruito a partire dalla differenziazione dei tempi e non dei modi. I modi, in greco, sono subordinati ai tempi, che molto spesso implicano una particolare connotazione aspettuale dell’azione. Per aspetto si intende la connotazione saliente dell’azione verbale: la continuità, la puntualità, il perdurare degli effetti di un’azione passata nel presente. Aspetto e collocazione cronologica sono le due componenti basilari dell’azione verbale nel greco antico.

I tempi si articolano in principali (presente, futuro, perfetto, futuro perfetto) e in storici (imperfetto, aoristo, piuccheperfetto). Dal punto di vista dell’aspetto, presente e imperfetto descrivono spesso un’azione continuativa. L’aoristo descrive un’azione puntuale. Il perfetto descrive un’azione passata che continua ad avere effetto nel presente (resultativa).

La coniugazione verbale in greco prevede tre numeri (singolare, plurale e duale), tre persone, tre diatesi (attiva, media e passiva). Per quanto riguarda le persone, il duale conta unicamente la II e la III. Con diatesi si intende il rapporto fra il soggetto e l’azione verbale, ovvero il modo in cui il soggetto si dispone nei confronti dell’azione. La diatesi è attiva quando il soggetto compie l’azione, passiva quando la subisce, e infine media quando la posizione del soggetto nei confronti dell’azione è appunto ‘media’ rispetto alla polarità attivo/passivo, ovvero quando l’azione verbale rientra nella sfera di competenza o di interesse del soggetto (laddove la diatesi attiva esprime invece  un’azione ‘esterna’ al soggetto). La formazione della diatesi passiva è successiva alla distinzione tra attivo e medio, e non a caso il passivo non ha desinenze proprie ma le trae dal medio (pres., impf., fut. pf.) oppure dall’attivo (aor.). La diatesi media ha numerose sfumature semantiche:

  • di interesse: l’attivo αἱρέω, “prendo”, può essere ad esempio distinto dal medio αἰροῦμαι, “prendo per me”, quindi “scelgo”, con intensificazione del coinvolgimento del soggetto nell’azione. Questa intensificazione, tuttavia, non può essere sempre resa nella traduzione; il vocabolario precisa in quali casi il medio di un verbo assume un valore differente dall’attivo. Cf. Erodoto 1.133 ἐν ταύτῃ δὲ πλέω δαῖτα τῶν ἀλλέων δικαιοῦσι προτίθεσθαι, “in questo giorno reputano giusto imbandire un banchetto più ricco di quello degli altri giorni”.
  • riflessivo
  • reciproco
  • causativo o fattitivo (locuzione “fare” + inf.): Erodoto 1.31 Ἀργεῖοι δέ σφεων εἰκόνας ποιησάμενοι ἀνέθεσαν ἐς Δελφούς, “gli Argivi, avendo fatto erigere le loro statue, le dedicarono a Delfi”.

Occorre inoltre ricordare i verbi deponenti, verbi di diatesi media o passiva che ‘depongono’ il valore medio o passivo per assumere quello attivo. Si distinguono in medi (μάχομαι) e passivi (βούλομαι), a seconda della diatesi che assumono nei tempi che hanno voci distinte per il medio e per il passivo (come l’aoristo). Per gli esempi citati, il primo verbo è medio all’aoristo (ἐμαχεσάμην), il secondo passivo (ἐβουλήθην). Esistono pochi casi di verbi deponenti che mantengono il valore passivo: ad es. ἡσσάομαι, “essere sconfitto”.

Per l’aoristo e il futuro vi è un sistema morfologico che prevede forme attive e medie accanto a un sistema del tutto autonomo per le forme passive. Per il presente, l’imperfetto, il perfetto, il piuccheperfetto e il futuro perfetto il medio e il passivo coincidono morfologicamente, ovvero vi sono, in termini morfologici, una diatesi attiva e una diatesi medio-passiva. Le forme medio-passive, di conseguenze, devono essere valutate all’interno dei vari contesti per capire se sono propriamente medie o passive. La presenza di un complemento d’agente o di causa efficiente, ad es., può aiutare a capire se la forma sia più propriamente passiva. Si tenga inoltre presente che la terza persona singolare del medio-passivo può reggere una proposizione dichiarativa, con le stesse funzioni del ‘si passivante’ in italiano.

λέγεται ὅτι τύραννος ἐν τῇ βασιλείᾳ ἐστίν si dice che il re sia nella reggia.

Il vocabolario elenca in verbi impiegando come lemma la prima persona del presente indicativo e distingue i diversi valori che un verbo può avere all’attivo, al medio (M) o al passivo (P).

Ogni forma verbale si compone di un tema (composto dal radicale e dai vari suffissi) seguito da desinenze. Più precisamente, ciascun verbo dà origine a vari temi temporali impiegati nella coniugazione delle forme verbali. Il numero dei temi temporali è inferiore a quello dei tempi perché la coniugazione di alcuni di essi si forma a partire da un unico tema temporale.

I temi temporali sono i seguenti:

  • presente (da cui è formato anche l’imperfetto)
  • futuro attivo e medio
  • aoristo attivo e medio
  • aoristo passivo (da cui è formato anche il futuro passivo)
  • perfetto attivo (da cui sono formati anche il piuccheperfetto attivo e il futuro perfetto attivo)
  • perfetto medio-passivo (da cui è formato anche il piuccheperfetto medio-passivo)

Il sistema del presente (inclusivo di presente e imperfetto) è dal punto di vista morfologico assai peculiare. In termini morfologici si distinguono per il sistema del presente due coniugazioni, una tematica e una atematica. La prima include i verbi che presentano, fra tema e desinenze, una vocale tematica. Questa vocale di raccordo è generalmente ε. Quando la desinenza inizia per nasale, tuttavia, la vocale tematica impiegata è ο. La coniugazione atematica, invece, non ha la vocale tematica a far da elemento connettivo fra tema e desinenze, ma unisce le desinenze direttamente al tema del verbo. Ad esempio, la forma tematica λέγ-ο-μεν si distingue dalla forma atematica δείκνυ-μεν per il fatto che la prima prevede, prima della desinenza -μεν, la vocale tematica -ο-. Negli esempi di coniugazione che seguono si è scelto, per la coniugazione tematica, il verbo δείκνυμι, che appartiene al gruppo dei verbi con suffisso -νυ-.

Per quanto riguarda le desinenze, si distinguono desinenze primarie o principali (impiegate per l’indicativo dei tempi principali e per il congiuntivo di tutti i tempi) e desinenze secondarie o storiche (impiegate per l’indicativo dei tempi storici e per l’ottativo di tutti i tempi); una categoria a parte è costituita dalle desinenze dell’imperativo.

Le desinenze

Tavola delle desinenze primarie

 AttivoMedio-passivo
Is.—, -μι-μαῐ
IIs.σαῐ
IIIs.-(σ)ι(ν)-ταῐ
Ip.-μεν-μεθα­
IIp.-τε-σθε
IIIp.-ντι, -(α)σι(ν)-νταῐ
IId.-τον-σθον
IIId.-τον-σθον

Tavola delle desinenze secondarie

 AttivoMedio-passivo
Is.-ν, -α-μην
IIs.-ς, -(σ)θασο
IIIs.—(ν)-το
Ip-μεν-μεθα­
IIp-τε-σθε
IIIp-ν, -σαν-ντο
IId-τον-σθον
IIId-την-σθην

Tavola delle desinenze dell’imperativo

 AttivoMedio-passivo
IIs.—, -θι, -ς, -ονσο, -σαι
IIIs.-τω-σθω
IIp.-τε-σθε
IIIp-ντων, -τωσαν-σθων, -σθωσαν
IId-τον-σθον
IIId-των-σθων

Le desinenze –σαῐ e –σο restano invariate soltanto nella coniugazione atematica. Nella coniugazione tematica il sigma iniziale della desinenza cade e il gruppo di vocali che resta tende in età classica a subire contrazione: -εσαι diviene -εαι, contratto in -ῃ; -εσο diviene -εο, contratto in -ου).