I segni grafici sussidiari
Spiriti. Gli spiriti indicano presenza o assenza di aspirazione in inizio di parola e sono rispettivamente aspro (ἁ-) e dolce (ἀ-). Va tenuto presente, inoltre, che il rho iniziale è (quasi) sempre aspirato e quindi è scritto per lo più con spirito aspro (ῥ-).
L’aspirazione iniziale è in molti casi dovuta alla caduta di una consonante iniziale. Spesso si tratta di /s/, la cui caduta è anteriore al XIII sec. a.C.: lo dimostra il confronto con i testi micenei. Alcune forme omeriche, tuttavia, conservano tracce di questa antica sibilante: ἀγχίαλος, ἀμφίαλος, ἀμφίεπον, ἐπιάλμενος.
Accenti. Nel greco l’accento è di tipo musicale e non di tipo intensivo, come accade invece in italiano. Ciò significa che in greco l’accento rappresenta una variazione di altezza. Tale accento è sempre segnato graficamente e se ne distinguono tre tipi:
- acuto (ά), che indica un innalzamento della voce e può essere collocato in tutte le posizioni e su tutte le vocali o dittonghi.
- grave (ὰ), che indica un abbassamento della voce. L’accento grave viene a sostituire l’accento acuto quando esso si trova sull’ultima sillaba di una parola seguita da altra parola e non da segno di interpunzione o da enclitica. Le forme del pronome interrogativo τίς, τί (“chi?”, “che cosa?”) non mutano mai l’accento acuto in grave.
- circonflesso (ᾶ), che indica un innalzamento e un abbassamento della voce. Tale accento è sempre collocato su vocali lunghe o dittonghi e il suo uso è strettamente limitato dalle norme che regolano l’accentazione.
In base alla loro accentazione le parole possono assumere varie denominazioni:
- proparossitona – accento acuto sulla terzultima sillaba (ἐδυνάστευσε)
- parossitona – accento acuto sulla penultima sillaba (προσαγορευθέντας)
- ossitona – accento acuto sull’ultima sillaba (ἀρχή)
- properispomena – accento circonflesso sulla penultima sillaba (Τιτᾶνας)
- perispomena – circonflesso sull’ultima sillaba (Γῆ)
- baritona – qualsiasi parola che non sia accentata sull’ultima sillaba (λύω, ἄγγελος, φαῦλος).
Le leggi dell’accento
In greco l’accentazione delle parole è regolata da due leggi.
La prima di esse è la cosiddetta legge del trisillabismo: l’accento, che tende a essere collocato in fine di parola, non può mai risalire oltre la terzultima sillaba, se l’ultima sillaba è breve, e oltre la penultima, se l’ultima è lunga.
La seconda legge è la legge del trocheo finale (per trocheo si intende la sequenza di lunga e breve – ⏑): se una parola è accentata sulla penultima sillaba, se tale sillaba è lunga per natura e se l’ultima sillaba è breve l’accento sarà necessariamente circonflesso. Questa legge ha anche il nome di legge σωτῆρα, dall’accusativo del sostantivo σωτήρ spesso impiegato come sua esemplificazione.
Graficamente spiriti e accenti si collocano in vario modo sulle lettere. Se a essere interessata è una sola vocale, lo spirito va a sinistra e l’accento a destra, se acuto; se invece l’accento è circonflesso va collocato sopra lo spirito. Qualora la lettera sia maiuscola, spirito e/o accento si tracciano alla sua sinistra; se spirito e accento sono compresenti, la disposizione è la stessa delle vocali semplici.
ἄγγελος
ὧδε
Ἡρόφιλος
Ἄγγελος
Ὧδε
Nel caso di dittonghi, spirito e/o accento si segnano sul secondo elemento (fermo restando che nella pronuncia l’accento cadrà sempre sul primo).
εἶτα
εὔθυμος
Αἴσχυλος
καί
Nel caso in cui si tratti di dittongo improprio, spirito e/o accento si tracceranno a sinistra.
Ἅιδης
Non tutte le parole in greco sono accentate (ortotoniche). Alcune si appoggiano sulla parola che segue o precede e prendono rispettivamente il nome di proclitiche e di enclitiche.
Proclitiche. A questo gruppo appartengono le forme dell’articolo al nominativo maschile e femminile, singolare e plurale (ὁ, ἡ, οἱ, αἱ), alcune preposizioni (ἐκ/ἐξ, ἐν, εἰς), alcune congiunzioni (εἰ, ὡς) e l’avverbio negativo οὐ (οὐ/οὐκ/οὐχ). Le proclitiche prendono l’accento acuto se seguite da enclitica o in fine di proposizione.
ἐν οἰκίᾳ a casa
οἱ μὲν ἔλεγον, οἱ δὲ οὔ alcuni parlavano, altri no
NB: Sulle variazioni ἐκ/ἐξ e οὐ/οὐκ/οὐχ vd. più avanti.
Enclitiche A questo gruppo appartengono le parole strettamente legate, per l’accento, alla parola che precede. Vi rientrano il presente indicativo dei verbi εἰμί “essere” e φημί “dire” (ad eccezione della II p. sing., εἶ e φῇς), le forme del pronome indefinito τις, τι “qualcuno”, “qualcosa”, le forme ‘deboli’ dei pronomi personali singolari (μου, μοι, με; σου, σοι, σε; οὑ, οἱ, ἑ) e del pronome di terza persona plurale σφας e σφισι, diversi avverbi indefiniti (που/ποι “in qualche luogo”, ποθεν “da qualche luogo”, πῃ “in qualche luogo”, “in qualche modo”, πως “in qualche modo”, πω “ancora”, ποτε, un tempo), la congiunzione τε (equivalente, anche dal punto di vista etimologico, al -que lat.), le particelle γε, τοι, περ, νυν/νυ.
L’insieme di parola tonica ed enclitica può entrare in conflitto con le leggi dell’accento. Si possono perciò presentare i seguenti casi:
- ossitona/perispomena + encl. mono- o bisillabica: nessuna modifica (anche se ciò può comportare, a rigore, irregolarità accentuative).
- parossitona + encl. monosillabica: nessuna modifica.
- parossitona + encl. bisillabica: accento acuto o grave sull’ultima sillaba dell’enclitica: στρατιώτου τινός, “(di) un soldato”.
- proparossitona/properispomena + enclitica mono- o bisillabica: ulteriore accento (detto di enclisi) sull’ultima sillaba della parola accentata: δῶρόν τι,“un dono”; ἄνθροπός τις, “un uomo”.
Se vi è una serie di enclitiche, esse prendono tutte l’accento acuto meno l’ultima. Per motivi di enfasi, inoltre, le enclitiche hanno accento proprio se collocate in apertura di frase. Infine, la forma di terza persona singolare ἐστί si presenta parossitona (ἔστι) quando la forma è predicato verbale (ovvero significa “stare” oppure “esistere”; quando è all’inizio di proposizione; quando è preceduta da οὐκ, μή, ἀλλ(ά), εἰ, ὡς o τοῦτ(ο); quando significa “è possibile”, “è permesso” e quando segue parola che ha subito elisione della sillaba accentata.
Esercizio 2.1
Trascrivi i seguenti vocaboli in minuscolo; poni l’accento acuto in corrispondenza delle vocali o dei dittonghi sottolineati.
ΠΟΛΕΙ ΒΟΥΛΟΜΑΙ ΚΡΙΣΙΣ ΚΑΙ ΤΙΤΡΩΣΚΩ ΛΕΓΩΝ ΛΥΠΗ ΧΑΡΙΣ ΣΠΕΥΔΟΥΣΑ ΚΑΚΙΑ ΨΥΧΗ ΦΘΟΝΟΣ ΖΥΓΟΝ
Esercizio 2.2
Individua dittonghi propri, impropri e iati nelle seguenti parole.
σοφία διεγείρω ἀραῖος Ἅιδης αὐξάνω τοῦτον φαῦλος Ζεύς τραγῳδία ᾠόν ἀγαθῇ φιλέω δίκαιοι οἰκία οἶνος εὑρίσκω βασιλῆϊ
Esercizio 2.3
Le seguenti coppie di parole si distinguono unicamente per i segni grafici sussidiari (spirito e/o accento). Trova il loro significato sul vocabolario.
τίς τις θέα θεά πειθώ πείθω νόμος νομός εἰς εἷς ἐξ ἕξ
Esercizio 2.4
Basandoti sulle leggi dell’accento poni l’accento acuto o circonflesso sulle vocali o i dittonghi sottolineati.
δημος εἰρηνη πνευμᾰ φιλοτης χωρᾱ ἀνθρωπος γνωμη γνωμαῐ δωρον θυελλα
Esercizio 2.5
Riscrivi le seguenti parole aggiungendo l’enclitica τε.
γνῶμαι γέφυρα μοῖρα κακός μῆκος ἀληθινός πολίτης εὐγενεῖς ὄστρακον βέλος χάριτες
Segni di quantità. Il tratto concavo (ᾰ) indica che la vocale è di quantità breve; il tratto retto (ᾱ) che è di quantità lunga.
Segni di interpunzione. Coincidono con i segni adottati in italiano tranne che per il punto interrogativo (;) e per i due punti e il punto e virgola, entrambi espressi con il ‘punto in alto’ (·).